Il mio strumento di visibile virtù, lo tengo tra le mie sapienti mani, ma ciò che tutto regge ed è invisibile agli occhi è posto nella mia testa, ed è ciò che comunemente viene chiamato ragione.

mercoledì 30 gennaio 2008

Schopenhauer e Scioperanti

Cosa siamo noi, se non un cumulo di macerie in continua ricostruzione? L'equilibrio interiore è una casa di mattoni di vetro, e una minima scossa sismica basta a far crollare il tutto.
Siamo architetti di una costruzione senza fine; gli inseguitori di un indefinito punto di arrivo, e forse viviamo una vita atta a scoprire che in realtà esso è pura illusione.
Siamo potenza che mai si trasforma in atto; sempre sull'orlo di una voragine senza il coraggio di buttarci; uccelli con ali inadatte ad affrontare la tempesta; macchine di infinita complessità incapaci di capire la propria struttura, e se un bullone si svita ecco che non sappiamo dove rimetterlo.
Siamo il modello malriuscito di un qualche essere superiore; la brutta copia di una natura perfetta; esseri con un incredibile potenziale inespresso, veloci a morire ma lenti nel vivere.
Siamo figli di un tempo in cui il pregiudizio è una categoria con cui nasciamo, cresciamo e muoriamo; ogni uomo è un universo a sè, e nonostante questo lasciamo che il pregiudizio ci governi: ci riserviamo il diritto di negarci al prossimo a priori, e di negare il prossimo a noi stessi, perdendoci un universo da esplorare nella sua interezza, dal quale imparare qualcosa che sicuramente è in grado di completarci un pò di più.
Siamo una penna in grado di far scaturire versi di incredibile bellezza, e lasciamo che l'inchiostro macchi il foglio con schizzi neri come l'irrazionalità che giace nella nostra coscienza; siamo la passione infinita posta in un corpo finito; siamo contenente che si vergogna a mostrare il proprio contenuto.
Siamo uomini, perchè il superuomo è morto ancora prima di nascere, sotto i colpi della nostra insicurezza e del nostro negarci al negativo.

giovedì 24 gennaio 2008

(basta titoli, l'intervento parla da sè)


Oggi, 24 Gennaio 2008, John Belushi avrebbe compiuto 59 anni. Ma forse è meglio così. Che rimanga nelle nostri menti con l'immagine di un eterno trentatrenenne, con il coraggio di dire MI OPPONGO alla vita e al suo tempo.

Perchè cavalcare l'onda è facile solo quando sei modellato ad immagine e somiglianza della perfezione, in tutte le tue parti; e quando non sei perfetto ma hai comunque voglia di essere in testa, perchè hai un fuoco vitale che ti brucia dentro...bhe...allora ti conviene fare un mucchio di rumore per farti sentire, perchè la massa non si accorge di te se sei sporco e brutto, ed è per questo che è importante sfasciare quante più cose puoi. Vedrai che dopo non solo si accorgeranno di te, ma si accorgeranno anche di chi sei, di quanto vali, di cosa vuoi dire, soprattutto stando zitto.

John era molto più loquace quando era non parlava, bastava il suo corpo a parlare per lui. Forse era questa la sua forza.
Ma è stato il suo corpo a distruggerlo alla misera età di 33 anni. E quello è stato l'atto di opposizione alla vita più grande di tutti, e questo gli ha dato ben più vita di tutti i suoi colleghi ancora vivi, ridotti a recitare in squallidi film da cinema popolare e con un glorioso passato alle spalle.
Loro sono morti, tu John sei vivo e lo sarai finchè vorrai.

I may be gone, but rock&roll lives on.

Esperimento sulla coscienza di essere vivo

ora, vorrei farvi notare che in 5 giorni che uso in maniera sporadica (praticamente nulla) messenger ho notato sul mio corpo e la mia persona i seguenti cambiamenti:

  • Mi è cresciuto il pene
  • Sono dimagrito di 25 chili
  • Riesco a pronunciare correttamente la parola biascicoso
  • Ho un mucchio di donne che fanno la fila davanti a casa mia ogni giorno e a cui ho il gusto di dire no grazie
  • Ho vinto 245 euro alla lotteria di capodanno anche se capodanno è passato da un mese
  • Ho preso 9 in educazione fisica saltando l'asta mentre svolgevo un'equazione di 23esimo grado prendendo anche 9 in matematica
  • Sono in generale diventato una persona più gradevole e amata dal prossimo
Tutto questo per dimostrarvi che MESSENGER è IL MALE, mentre il mar Adriatico è IL MARE.

Grazie, comunità scientifica.

P.S. : come al solito, ho imparato un mucchio di cose superflue e a cui nessuno è realmente interessato, ma vivere nel terzo millennio, quando tutto è già stato detto, è davvero una cosa di difficile portata.

Ricordatevi che mentre voi state qui a lavorare e a sudare, c'è chi ha detto che il mondo è fatto d'acqua ed è diventato famoso.

martedì 22 gennaio 2008

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FATEMI USCIRE DALLO SCIENTIFICO!!!!!!!!!!

lunedì 21 gennaio 2008

Doctor Sam & Mister Ulo

  • Questo sono io, tesi
Ora, sono stanco.
Questa generazione si lamenta troppo, o troppo poco; o è persa nei suoi problemi o crede di non averne affatto.
E' finito il tempo si riconosceva di avere dei problemi e si aveva la forza di affrontarli?
Che caxxo siamo diventati, larve?
Mi sono rotto le palle della gente che sta sempre a lamentarsi, o a cui non gliene frega un caxxo di niente e nessuno!

Dov'è scomparsa la generazione del rock? Dov'è scomparsa la generazione che trovava in ogni battito un impulso vitale?
Andate tutti a farvi fottere, io non ci sto!
Voglio combattere!

SUCK IT!

  • Questo sono io, antitesi
Ora, sono stanco.
Non ho più voglia neanche di alzarmi da questa sedia.
Non credo ne valga la pena.

C'è un mondo, là fuori.
Non per essere retorico, ma fa abbastanza schifo.
E' abitato per la maggior parte di gente che non si merita neanche la metà dei diritti che può esercitare.
Combattere? Per chi, e per cosa? Sono troppi, davvero.

E la cosa peggiore, è che da sempre più tempo sto cominciando a pensare seriamente di far parte anche io della maggior parte.
Non ho voglia di combattere.

  • Questo sono io, sintesi
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(attualmente, il blogger non è in grado di completare questa parte. Egli si chiede come sia possibile che due anime così diverse vivino in maniera così confusionale in lui, senza che nessuna emerga in maniera netta.

attualmente, il blogger sta cercando di costruire una sintesi di sè)

domenica 20 gennaio 2008

Ed ora, un intervento anticulturale, per staccare un pò.

Zigo Zago Zigo Zago
C'era Un Pesce Dentro A un Lago
Zigo Zago Zigo Zù
Or Quel Pesce Non C'è Più.

Seguito da un video a tema, che purtroppo sarà capito da pochi intimi.




A presto, bellissimi.

sabato 19 gennaio 2008

Ecco cosa succede a non svegliarsi e a non andare a scuola

Artur Bloch è in effetti il più grande emo di tutti i tempi. Leopardi, Yorke e altri pseudo-emo, fatevi da parte.
Più di tutti gli altri, egli aveva il metodo scientifico per calcolare quantitativamente e qualitativamente il flusso di pessimismo governante il nostro mondo. Mi stupisce la sua razionalità nel descrivere quanto fosse catastrofico il reale, e credetemi quando vi dico che la sua legge di Murphy, con le sue infinite applicazioni, può seriamente portare a distruggere ogni fede e ogni speranza in una scienza ottimista. Soprattutto perchè descrive situazioni che capitano davvero quotidianamente e a tutti.

E dire che lui si professa un umorista. Questo è davvero preoccupante.

La legge di Murphy, sostanzialmente, è riassumibile in una frase: se qualcosa può andare storto, lo farà. In un primo momento questa pseudo legge può benissimo sembrare un banale giudizio formulato da un pessimista nato, eppure nasconde molto di più nel suo apparente dire tutto e niente.

Prendiamo un certo David Hume. Questo filosofo scozzese del 18esimo secolo sosteneva l'impossibilità logica di costruire nessi casuali certi tra gli eventi. Per farvi un esempio, egli diceva che è impossibile sostenere scientificamente che domani il sole sorgerà, in quanto questa previsione è ritenuta probabile soltanto in quanto siamo abituati a vederlo sorgere ogni giorno, ma niente può darcene sicurezza: non siamo in grado di prevedere in maniera logicamente certa gli eventi futuri.

Voi vi starete chiedendo: che c'entra tutto ciò colla legge sopracitata? E sicuramente vi siete già dati una risposta. In realtà, a pensarci bene le due cose sono ben collegate.
Entrambe le teorie sono basate sulla soggettività e sulla forza dell'abitudine. A seconda della nostra predisposizione, della nostra emotività e del nostro personale modo di porre collegamenti tra le cose, per noi logici ma in realtà totalmente illogici e scientificamente non provabili, siamo più o meno portati a credere all'esistenza della fortuna o alla fortuna, ossia alle due connotazioni estreme e fortemente personali del caso.
Fortuna e sfortuna esistono? Bloch sostiene di sì, e Hume dice di no; il primo perchè descrive il flusso degli eventi come un telaio di situazioni collegate tra di loro una più disastrosa dell'altra; il secondo come qualcosa non comprensibile per la limitata mente umana in quanto tra noi e il reale c'è una barriera insuperabile, i sensi.

Io sostengo che la verità sta nel mezzo.
Mi spiego.
Fortuna e sfortuna sono connotazioni soggettive, come si è detto sopra.
Ma soggettivo è il modo di guardare il mondo.
Se uno si mette in testa che qualcosa deve andare male, qualsiasi cosa succederà ci andrà, perchè si troverà sempre qualcosa di negativo in un evento, la differenza sta nel grado di negatività(quante volte si dice: si, è andata bene, ma poteva andare meglio, insomma, potevo prendere 10 invece di nove e mezzo, che sfortuna che abbia sbagliato a pronunciare il nome di Keurxerliasticosdijekcoekjdosiejkdl, il famoso biologo tedesco del 20esimo secolo).
Il discorso, naturalmente, è valido anche nel caso contrario (bhe, mi hanno amputato braccia e gambe, asportato un capezzolo e bruciato i capelli, ma posso avere ancora rapporti sessuali, che fortuna!).

Scientificamente, però, non è provabile la descrizione di un flusso di eventi negativi, e credo sia perchè non abbiamo ancora strumenti di osservazione in grado di effettuare misurazioni così microscopiche del reale, tanto da darci la possibilità di comprendere la differenza tra due azioni apparentemente uguali ma che danno in realtà due esiti diversi, seppure invisibili agli occhi.
Ma soprattutto, perchè esiste la soggettività, ed è ineliminabile, e una piccola azione apparentemente innocua può portare, nel tempo, a un insieme di conseguenze disastrose, anche a distanze infinite di tempo e spazio.
Credo che Bloch e Hume sarebbero andati molto d'accordo.


p.s. : una delle più belle applicazioni della legge di Murphy, per chi non la conoscesse, è quella del paradosso del gatto imburrato. Vi consiglio di leggervela perchè è davvero bellissima.

giovedì 17 gennaio 2008

febbre, pessimismo e un pizzico di sale

Avrei voglia di gridare.
Avrei voglia di impazzire.
Avrei voglia di scuotere me stesso.
Avrei voglia di levarmi questo torpore di dosso, di non farlo più mio...

...questo torpore che mi ha attanagliato, che mi ha contaminato, che mi ha standardizzato...

...SONO VITTIMA E PROMOTORE ALLO STESSO TEMPO DELLA PIù GRANDE MALATTIA DEL 21esimo SECOLO...

.....l'apatia di vivere......

ho visto coscienze umane giacere nell'indifferenza, e mi chiedo se valga la pena ribellarsi per essere schiacciato da una forza più grande di me ed essere subitaneamente riportato nei ranghi....

...perchè l'apatia è diventata una categoria del nostro tempo....

...il tempo degli apatici....

lunedì 14 gennaio 2008

Ma voi notate differenza?




Io no. Perfettamente uguali.

C vediamo il 4 febbraio....ebbraio...aio....io....o.....

domenica 13 gennaio 2008

Nessun uomo è un'isola

Nessun uomo è un’ isola,
completo in se stesso;
ogni uomo è un pezzo del continente,
una parte del tutto.
Se anche solo una zolla
venisse lavata via dal mare,
l’Europa ne sarebbe diminuita,
come se le mancasse un promontorio,
come se venisse a mancare
una dimora di amici tuoi,
o la tua stessa casa.
La morte di qualsiasi uomo mi diminuisce,
perché io sono parte dell’umanità.
E dunque non chiedere mai
per chi suona la campana:
suona per te.

(John Donne)

Certe volte sbatto porte senza neanche accorgermene, le lascio chiuse dietro le mie spalle incurvate mentre entro in stanze inesplorate e piene di dolore nascosto nella penombra.
Si, vorrei evocare il terribile significato della ricerca di un equilibrio, che è possibile soltanto quando non lo si ha più, oppure quando non lo si ha mai avuto. E fa male, dannazione. Come strapparsi un lembo di pelle e lasciare sanguinare la ferita, nella disperata ricerca di una garza per fermare l'emorragia.
Mi viene in mente l'immagine di me quando ero ancora troppo piccolo per sapere cosa significasse vivere, che zompetto in giro per la stanza da letto di mio fratello, toccando tutto quello che trovo. Percependo per la prima volta l'odore del legno di un armadio, la luminosità di un raggio di sole che penetra le persiane tagliando l'aria polverosa, il dolore di colpire con la testa un angolo del letto. Cadendo, inciampando sulle mie tozze gambe puerili, sempre aiutato da qualcuno a rialzarmi. Ecco, l'immagine di me che esploro felicemente una stanza. Quanto ero felice di poter dare un nome tutto mio alle cose. A ripensarci adesso, avrei dovuto godere di quel privilegio, perchè a quell'età ero io a dare una forma al mondo, ed ero io a decidere, immerso nella mia inconsapevolezza.
Ma più di ogni altra cosa, avrei dovuto godere della luce che riempiva la stanza. La luce dava forma ai miei ostacoli. Riuscivo a capire dove andare, dove non andare, cosa toccare e cosa evitare. Se poi cadevo o andavo ugualmente a sbattere, rialzarsi non era un problema, perchè era facile imparare a dare forma a quell'ostacolo.

E' stata la consapevolezza del significato della vita a rabbuiare le mie stanze da esplorare.


Dio quanto mi manca quella stanza luminosa.

Pensiero





Il silenzio è troppo rumoroso oggi, nella cupola della mia esistenza.








sabato 12 gennaio 2008

5 e 55 di mattina

















è tardi, è presto, che importa? sono concetti totalmente relativi. è tempo, è sempre tempo, quello è l unica cosa assoluta, il tempo c'è, scorre, inesorabile, verso una sola direzione.
ed Ora sono schiacciato tra le pieghe della mia stanza, particolarmente pesante e orribilmente grande. Il bianco mi mangia. Il bianco mi disintegra. Il bianco mi integra. il bianco. il bianco. è tutto intorno a me.
ed Ora sono perso tra pensieri inesistenti eppure reali, e la mia coscienza ha appetito da sfamare: presentati al suo banchetto, mondo, e saziala come solo tu riesci; e fa si che questi pensieri non mi diano più noia.
Il mio peso è riuscire ad esprimere troppo la mia sostanza, ed ora vorrei sapere per cosa o per chi essa sta cantando. Forse sono solo i vaneggiamenti di un uomo stanco? O le angoscie di un uomo stanco? Quanti accezioni può avere il termino stanco? Non lo so, forse tante, di sicuro un paio. Ed ora mi accingo a lasciare questo posto, perchè ora albeggia, ed è tempo di dormire.

sabato 5 gennaio 2008

Funeral Blues

Fermate tutti gli orologi
isolate il telefono
fate tacere il cane con un osso succulento.
Chiudete i pianoforti
e tra un rullio smorzato,
portate fuori il feretro.
Si accostino i dolenti.

Incrocino aeroplani, lamentosi, lassù
e scrivano sul cielo il messaggio:

Lui è morto.

Allacciate nastri di crespo
al collo bianco dei piccioni.
I vigili si mettano
guanti di tela nera.

Lui era il mio nord, il mio sud,
il mio est e ovest,
la mia settimana di lavoro
e il mio riposo la domenica,
il mio mezzodì, la mezzanotte,
la mia lingua, il mio canto.

Pensavo che l'amore fosse eterno
e avevo torto.

Non servono più le stelle,
spegnetele anche tutte,
imballate la luna,
smontate pure il sole,
svuotatemi l'oceano e sradicate il bosco

perché ormai più nulla può giovare.