Artur Bloch è in effetti il più grande emo di tutti i tempi. Leopardi, Yorke e altri pseudo-emo, fatevi da parte.
Più di tutti gli altri, egli aveva il metodo scientifico per calcolare quantitativamente e qualitativamente il flusso di pessimismo governante il nostro mondo. Mi stupisce la sua razionalità nel descrivere quanto fosse catastrofico il reale, e credetemi quando vi dico che la sua legge di Murphy, con le sue infinite applicazioni, può seriamente portare a distruggere ogni fede e ogni speranza in una scienza ottimista. Soprattutto perchè descrive situazioni che capitano davvero quotidianamente e a tutti.
E dire che lui si professa un umorista. Questo è davvero preoccupante.
La legge di Murphy, sostanzialmente, è riassumibile in una frase: se qualcosa può andare storto, lo farà. In un primo momento questa pseudo legge può benissimo sembrare un banale giudizio formulato da un pessimista nato, eppure nasconde molto di più nel suo apparente dire tutto e niente.
Prendiamo un certo
David Hume. Questo filosofo scozzese del 18esimo secolo sosteneva l'impossibilità logica di costruire nessi casuali certi tra gli eventi. Per farvi un esempio, egli diceva che è impossibile sostenere scientificamente che domani il sole sorgerà, in quanto questa previsione è ritenuta probabile soltanto in quanto siamo abituati a vederlo sorgere ogni giorno, ma niente può darcene sicurezza: non siamo in grado di prevedere in maniera logicamente certa gli eventi futuri.
Voi vi starete chiedendo: che c'entra tutto ciò colla legge sopracitata? E sicuramente vi siete già dati una
risposta. In realtà, a pensarci bene le due cose sono ben collegate.
Entrambe le teorie sono basate sulla soggettività e sulla forza dell'abitudine. A seconda della nostra predisposizione, della nostra emotività e del nostro personale modo di porre collegamenti tra le cose, per noi logici ma in realtà totalmente illogici e scientificamente non provabili, siamo più o meno portati a credere all'esistenza della fortuna o alla fortuna, ossia alle due connotazioni estreme e fortemente personali del caso.
Fortuna e
sfortuna esistono? Bloch sostiene di sì, e Hume dice di no; il primo perchè descrive il flusso degli eventi come un telaio di situazioni collegate tra di loro una più disastrosa dell'altra; il secondo come qualcosa non comprensibile per la limitata mente umana in quanto tra noi e il reale c'è una barriera insuperabile, i
sensi.
Io sostengo che la verità sta nel mezzo.
Mi spiego.
Fortuna e sfortuna sono connotazioni soggettive, come si è detto sopra.
Ma soggettivo è il modo di guardare il mondo.
Se uno si mette in testa che qualcosa deve andare male, qualsiasi cosa succederà ci andrà, perchè si troverà sempre qualcosa di negativo in un evento, la differenza sta nel grado di negatività(quante volte si dice:
si, è andata bene, ma poteva andare meglio, insomma, potevo prendere 10 invece di nove e mezzo, che sfortuna che abbia sbagliato a pronunciare il nome di Keurxerliasticosdijekcoekjdosiejkdl, il famoso biologo tedesco del 20esimo secolo).
Il discorso, naturalmente, è valido anche nel caso contrario (
bhe, mi hanno amputato braccia e gambe, asportato un capezzolo e bruciato i capelli, ma posso avere ancora rapporti sessuali, che fortuna!).
Scientificamente, però, non è provabile la descrizione di un flusso di eventi negativi, e credo sia perchè non abbiamo ancora strumenti di osservazione in grado di effettuare misurazioni così microscopiche del reale, tanto da darci la possibilità di comprendere la differenza tra due azioni apparentemente uguali ma che danno in realtà due esiti diversi, seppure invisibili agli occhi.
Ma soprattutto, perchè esiste la soggettività, ed è ineliminabile, e una piccola azione apparentemente innocua può portare, nel tempo, a un insieme di conseguenze disastrose, anche a distanze infinite di tempo e spazio.
Credo che Bloch e Hume sarebbero andati molto d'accordo.
p.s. : una delle più belle applicazioni della legge di Murphy, per chi non la conoscesse, è quella del
paradosso del gatto imburrato. Vi consiglio di leggervela perchè è davvero bellissima.